Si chiama Neophron percnopterus, più conosciuto come Capovaccaio.
Si tratta dell’avvoltoio più piccolo d’Europa ed è a rischio estinzione. Pertanto si tratta di una specie protetta che ha trovato rifugio nel Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”, nella Provincia di Taranto. In alcune gravine ioniche, infatti, pare ci siano tutte le condizioni adatte perché il volatile possa riprodursi e vivere.
A causare una netta riduzione della specie sono stati il bracconaggio, il disturbo dei siti di nidificazione, le modificazioni dell’ambiente, la scomparsa del pascolo brado, l’uso dei bocconi avvelenati destinati al lupo e ad altri animali. Tutto questo ha comportato, in meno di cinquant’anni, la quasi totale estinzione della specie.
“Tra il 1984 e il 1986 ho trascorso i mesi primaverili ed estivi con una roulotte sulla gravina di Laterza nell’ambito di un progetto di studio della LIPU finanziato dalla Regione Puglia alla ricerca capovaccaio presente con poche coppie in Italia, circa venti.” scrive Antonio Sigismondi, autore del libro “Il Parco della Terra delle Gravine. Tra canyon e grotte di Dio”, edito da Adda.
È proprio a Laterza, infatti, che, come racconta ancora Sigismondi nel testo promosso dalla Provincia di Taranto, è stato liberato per la prima volta un capovaccaio nato in cattività. Laerte è il suo nome, come il padre di Ulisse e come uno dei presunti nomi originari del Comune in cui è stato lasciato libero di volare. Liberare Laerte per combattere l’estinzione della sua specie. Questo è accaduto, sperimentando il cosiddetto hacking, una particolare azione di ripopolamento animale.
Dopo Laerte sono stati liberati altri dodici capovaccai nati in cattività “molti tornati nella Terra delle Gravine dopo la fase giovanile in Africa subsahariana” come continua nel suo racconto Sigismondi.
Il Capovaccaio è anche chiamato “l’Avvoltoio degli Egizi”, compare nei geroglifici dell’antico Egitto, ed era considerato animale sacro dai faraoni perché simbolo della purezza e della maternità ma anche del ciclo eterno di morte e rinascita per la loro capacità di trasformare “la morte” di cui si cibano, cioè carogne e rifiuti organici (contribuendo, così, a mantenere l’ambiente sano e allontanando il rischio di pestilenze), in vita distinta da una rara eleganza e in volo.
Oggi la popolazione di questo raro Uccello è concentrata in Europa meridionale, in Africa (in particolare in Niger e Mali), nella Penisola arabica.